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RISTRUTTURAZIONE CONSERVATIVA di edificio a civile abitazione posto nel Comune di Lastra a Signa (FI), località Carcheri.
DATI GENERALI Proprietà: Sig.ra Gilda Mura luogo: Comune di Lastra a Signa (FI), Sup. Utile Lorda: 241mq tipologia edilizia: Unità edilizia prenovecentesca residenziale isolata rurale piani fuori terra: 2 (terra, primo) H.max: 5,70mt
Il tema progettuale, che si rinnova nell'occasione di ogni nuovo intervento e che mai si può considerare pienamente “esaurito”, è quello del recupero di un brano di patrimonio edilizio, nello specifico un cadente fabbricato posto sul limitare di un piccolo abitato delle colline fiorentine.
Si presenta come fabbricato accessorio dell'adiacente villa, utilizzato originariamente come ricovero per animali con annesse serre e limonaia e modificato nel tempo più volte, fino alla sua trasformazione, in tempi recenti, a civile abitazione; quindi rimasto inutilizzato e degradato dalle ingiurie del tempo. Il lotto su cui sorge è di forma oblunga, inserito tra una oliveta ed il giardino della vicina villa, denominato “Villino Giocondo”; il fabbricato è costituito da un corpo di fabbrica principale, a due piani, ed uno secondario adiacente, ad un unico piano ed utilizzato come serra/limonaia.
Trattandosi di un fabbricato di secondaria importanza pochi sono i documenti che ne consentono una datazione e rilettura storica; in tali casi è allora il fabbricato stesso a parlare attraverso l'esame delle sue caratteristiche intrinseche.
L'analisi storica – un metodo empirico
L'inutilizzo del fabbricato ha consentito l'esecuzione preventiva di una serie di saggi ed interventi, volti ad accertare non solo l'effettivo stato di conservazione dell'immobile ma, elemento ancora più rilevante, la ricostruzione delle dinamiche di realizzazione e successive modifiche, fino all'attuale consistenza.
Si è quindi proceduto, dopo aver accertato tramite saggi pittorici l'assenza di affreschi sottostanti l’imbiancatura, alla stonacatura integrale degli ambienti interni, che ha consentito di leggere la storia del fabbricato e di ritrovare alcune originarie aperture; è stato così inoltre possibile meglio analizzare anche dal punto di vista strutturale la necessità o meno di interventi di consolidamento valutandone i più opportuni. Dall'analisi delle tessiture murarie emerge come la costruzione del fabbricato sia avvenuta in almeno due fasi successive; la prima, corrispondente agli attuali vani pranzo e cucina, portò alla realizzazione di un fabbricato ad un solo piano con tetto a capanna e porta carraia; successivamente, presumibilmente nei primi anni del '900, l'edificio è stato sopraelevato ed ampliato; nello stesso periodo probabilmente è avvenuta la realizzazione dei corpi di fabbrica secondari, destinati a serra-limonaia. Tutte le strutture murarie risultano realizzate in pietrame mentre le porzioni più recenti sono realizzate in “cantoni” ovvero masselli in calcestruzzo e ghiaia – molto in uso nel fiorentino nei primi decenni del secolo scorso -, con ricorsi in laterizio; lo spessore murario è variabile. I solai interni, in parte pericolanti, erano in struttura lignea con soprastante scempiato in laterizio; le coperture, sempre con struttura lignea, si presentavano sono in discreto stato. Il rinvenimento, al piano terra, delle basi di una mangiatoia ed, al piano primo, di aperture munite di mandorlato in cotto testimoniano il suo utilizzo originario come rimessa agricola con i locali al piano terra utilizzati per il ricovero di animali ed il piano primo come fienile. I pavimenti degli ambienti posti ai piani superiori erano in cotto, integralmente recuperato, mentre gli ambienti posti al piano terra risultavano pavimentati in piastrelle di cemento o ceramica al di sotto dei quali è stato ritrovato – ed integralmente recuperato – l'originario lastricato in pietra, di ottima qualità anche se molto deteriorato dall'usura. Negli anni '80 il fabbricato è stato trasformato a civile abitazione.
Stato di conservazione ante-intervento
Il fabbricato principale si presentava in stato di grave abbandono ma senza rilevare particolari problematiche di natura statica – eccezion fatta per i solai, pericolanti. Le finiture esterne risultavano in pessimo stato, con superfici intonacate vistosamente degradate, riquadrature delle aperture lesionate ed infissi fatiscenti. Gli impianti, di vetusta realizzazione, risultavano non più funzionanti. Diversa la situazione dell'ex-limonaia, con le strutture di copertura gravemente ammalorate e, conseguentemente, con rilevante degrado delle strutture murarie.
La filosofia di progetto
Si parla di recupero del “patrimonio” edilizio esistente. Comunemente il termine “patrimonio” è in riferimento al suo valore commerciale, quindi alla sua rendita. Recentemente tale accezione ha perso in parte la sua forza, responsabile la crisi del settore edile e delle quotazioni immobiliari. Pare quindi, nell'estremo caso, che il “patrimonio” edilizio esistente non sempre possa più definirsi tale, un “patrimonio” in senso stretto. Ma è grazie a questa spoliazione del suo valore commerciale che l'accezione di “patrimonio” trova o, meglio, ritrova, un suo significato più profondo: quello di patrimonio di memoria, di valore testimoniale e, non ultimo, di valore “energetico” inteso come “energia grigia”. Affrontare il recupero di un manufatto edilizio privo di particolari peculiarità è un viaggio alla scoperta del suo patrimonio immateriale: quello, appunto, della memoria. Come osserva acutamente Zygmunt Bauman “Se di questi tempi ci sentiamo costretti a tornare ossessivamente sul tema della memoria, ciò avviene perché siamo stati trasportati da una civiltà della durata – e quindi dell'apprendimento e della memorizzazione – ad una civiltà del transitorio, e quindi dell'oblio.” ( Zygmunt Bauman, “Vite di corsa, come salvarsi dalla tirannia dell'effimero” Il Mulino 2008). Recuperare è quindi un'azione di apprendimento e memorizzazione che riconduce il patrimonio edilizio – ed un po' anche noi – dall'oblio alla consapevolezza. Ed è un viaggio alla scoperta del suo patrimonio intrinseco: le qualità specifiche degli ambienti, gli affacci, il materiale che è possibile recuperare, anche in chiave di sostenibilità.
Tra i valori intrinseci di un fabbricato vi è anche quello della sua “energia grigia” ovvero la somma dell'energia occorsa per la produzione e trasporto dei materiali che lo compongono, l'energia occorsa alla sua realizzazione e, successivamente, al suo mantenimento. Nella valutazione, in chiave energetica, del recupero di un fabbricato esistente va necessariamente computato il valore della “energia grigia” incorporata che, in caso invece di demolizione, sarebbe definitivamente dispersa oltre all'aggravio di quella impiegata per il suo smaltimento.
Le strategie progettuali
L'ispirazione di progetto ha trovato la sua fonte nei tanti segni, nelle tracce che la storia ha lasciato sul fabbricato; nell'immaginare il recupero degli spazi il progetto nasce dal recupero dei valori ancora presenti e dal rendere di nuovo leggibile – nei limiti del possibile – il racconto della storia del fabbricato. Gli interventi previsti sono stati quindi sostanzialmente di ripristino – delle vecchie aperture, dei solai – e conservativi di tutto ciò che fosse possibile conservare – integralmente tutti i pavimenti, gli elementi in cotto e lapidei, le coperture.
Gli interventi necessari per adeguare gli ambienti interni alle esigenze della Committente sono ridotti e leggibili; tutti gli elementi non originali del fabbricato sono chiaramente databili nella loro attualità.
Le scelte di dettaglio.
Tutti gli interventi, compresi quelli di consolidamento, sono stati previsti sempre nell'ottica del recupero del fabbricato nei suoi caratteri originari.
Gli interventi strutturali – progettati e diretti dall'Ing. Piero Bagnoli di Firenze – hanno riguardato le fondazioni del fabbricato oltre i solai ed un setto murario. Al fine di un miglioramento delle prestazioni antisismiche del fabbricato è stato realizzato un rinforzo strutturale FRCM della muratura all’altezza del solaio, del tetto e degli spigoli verticali del fabbricato (a costituire due cinture continue per tutto il perimetro dell’edificio ed un collegamento verticale tra le due fasce sui quattro spigoli dell’edificio) con fornitura e posa in opera di un sistema costituito da rete di carbonio Ruredil X Mesh C10 e applicazione della malta idraulica pozzolanica Ruredil X Mesh M25o unitamente a sistema di connessioni strutturali costituito da fibre di carbonio unidirezionali Ruredil X Joint 10.0 e da una matrice pozzolanica stabilizzata X Joint inject per la realizzazione di connessioni d’aggancio fra le strutture murarie esistenti ed il rinforzo strutturale di tipo FRCM (fibre di carbonio) per realizzare un efficace collegamento tra la struttura dell’edificio ed il rinforzo applicato e realizzare la continuità necessaria a garantire l’affidabilità del rinforzo. Gli interventi di rinforzo strutturale sono stati eseguiti preventivamente agli interventi da effettuarsi all'interno del fabbricato, al fine di garantire una maggiore sicurezza agli operatori.
Nei locali al piano terra, interessati da fenomeni di umidità di risalita, sono stati realizzati solai areati con canalizzazioni condotte fino alla copertura, al fine di assicurare il processo deumidificante. Prima di procedere alle operazioni di scavo si è proceduto allo smontaggio del solo pavimento e scempiato in cotto dei solai soprastanti, mantenendo le strutture lignee di orizzontamento, al fine di garantire una maggiore sicurezza agli operatori.
L'avanzato stato di degrado ha reso necessaria l'integrale sostituzione dei solai, che sono stati realizzati con la conformazione tipica dell'architettura rurale fiorentina, ovvero travi e travicelli in legno e scempiato con pianelle in cotto precedentemente smontate, con in aggiunta soprastante soletta di ripartizione in cls armato. La sostituzione dei solai orizzontali ha richiesto uno studio della loro collocazione in quota dato il loro maggiore spessore, al fine di non alterare i volumi preesistenti ed ottimizzare l'inserimento degli impianti sotto-pavimento.
Le strutture di copertura si presentavano complessivamente in buono stato; si è preferito mantenerle e, al fine della riqualificazione energetica dell'intera copertura utilizzare come isolante un prodotto a spruzzo in schiuma poliuretanica, il sistema bicomponente senza CFC e HCFC Dunapol S 230 E dens. applicata kg/m³ 43 ± 2 conducibilità termica iniziale W/m°k 0,021; il prodotto ha rilevato innegabili vantaggi, essendo molto leggero e sufficientemente rigido da fungere da elemento di ripartizione, senza necessitare di ulteriori interventi di impermeabilizzazione, tranne lungo le linee di gronda.
Il disegno della scala interna, realizzata dalla Ditta Marretti S.r.l., è studiato al fine di garantire la massima leggibilità degli ambienti interni, integrandosi con gli spazi e la struttura stessa del solaio pur mantenendo una sua caratterizzazione e chiara datazione; a protezione dal vuoto non una ringhiera ma una parete di cristallo, al fine di creare una armonica integrazione della scala stessa con l'edificio.
Una particolare attenzione è stata rivolta all'inserimento degli impianti, prevedendo la loro distribuzione verticale in cavedi opportunamente collocati ed armonizzati con gli ambienti interni. Gli impianti di riscaldamento sono, su richiesta della Committenza, di tipo tradizionale, con caldaia a condensazione e corpi radianti; quest'ultimi, al fine di ottimizzarne l'inserimento, sono in acciaio dalle linee essenziali. Gli impianti elettrici e speciali sono in parte sotto-traccia ed in parte esterni realizzati con cavo a treccia rivestita in tessuto e isolatori in ceramica.
Le finiture
La superfici interne sono finite ad intonaco a calce naturale altamente traspirante KeraKoll linea Biocalce, senza imbiancatura; per gli ambienti posti al piano terra si è utilizzato Biocalce Zoccolatura, ai piani superiori Biocalce Intonaco e successiva finitura superficiale a grana finissima Biocalce Intonachino Tipo “00” in calce idraulica naturale non pigmentato, lisciato con spatola americana. Tutte le strutture lignee sono lasciate a vista, e trattate con vernici all'acqua a-tossiche.
Le riquadrature di porte e finestre sono originali o ricostruite in massello di pietra serena, rigato con nastrino. La maggior parte dei pavimenti interni dell'edificio principale sono realizzati con i materiali rinvenuti in loco; la pavimentazione dell'ampio locale soggiorno-pranzo è realizzata con il lastricato di pietra lì rinvenuto, nella medesima collocazione, così come i pavimenti al piano primo, per i quali si sono riutilizzate le pianelle di cotto precedentemente sabbiate, smontate, pulite e nuovamente posate riproponendo uno schema di posa molto diffuso nell'architettura rurale delle colline fiorentine anche se oggi poco utilizzato (una fila orizzontale e due verticali).
Per il pavimento del locale cucina sono state invece utilizzate lastre in pietra serena “a fil di sega” con rivisitazione in chiave moderna dello schema di posa a riquadri, a 11 formati. [[file:c14.jpg]+
Per i locali bagno, che costituiscono degli ambienti estranei alla tradizione dell'architettura rurale, sono stati utilizzati materiali in chiave moderna, essenziale ed evocativa insieme. Per il bagno padronale si è optato per un caldo colore nero – Bisazza “Frozen Garden” con Porcellanosa “Extreme black” - sanitari Galassia serie Ergo, rubinetteria Gessi serie Mimì; per il secondo bagno, sempre al piano primo, un caldo bianco assoluto – Porcellanosa “Extreme white” – illuminato dalle lastre Mirage “Jewels Privilege”, sanitari Catalano serie Sfera con lavandino Impronta (design Doriana e Massimiliano Fuksas ), rubinetteria Gessi serie “Goccia”.
Gli spazi esterni son recuperati nel loro carattere originario, ripristinando l'esistente lastricato e con l'introduzione, ove non più recuperabile, di pavimentazione in lastre di Alberese rigato posato “a correre”. Il fabbricato ex-limonaia, solo in parte ultimato, è recuperato nella sua conformazione originaria riproponendo il disegno degli infissi tipico delle limonaie dell'area fiorentina.
L'esecuzione di saggi unitamente alla stonacatura degli ambienti interni, oltre a consentire una lettura del fabbricato in chiave storica dando alla progettazione spunti e materiale di lavoro, ha consentito inoltre una accurata verifica preventiva degli interventi necessari e, quindi, un'accurata preventivazione. La chiusura della contabilità a consuntivo è stata quindi agevole confermando gli importi già preventivati, con soddisfazione della Committente.