Da SilviaNanniWiki.

Indice

2 Maggio 1991 – 2 Maggio 2011

Vent'anni di ….

Soffermarsi, e riflettere sulla strada che stiamo percorrendo, lasciando sullo sfondo gli obbiettivi; un esercizio da compiere spesso, ma che alcuni momenti lo rendono quasi una necessità.

Vent'anni di libera professione, vent'anni di iscrizione all'Ordine Architetti: prima Forlì, poi Rimini, città di nascita, in quanto nuova provincia, poi Firenze, città nella quale mi sono laureata e che da allora è stata la mia seconda città natale.

Laurearsi, per poi scoprire di essere stati preparati per un mondo che non c'è; quello reale, quello della così detta “libera professione” è un contesto negli anni sempre più angusto, ove non c'è sopravvivenza – e, tutto sommato, nemmeno ragione - per una creatività intesa come soluzioni avulse dalla realtà con cui, inevitabilmente, dovranno confrontarsi; capire quindi di dover ripartire non da zero ma dal mestiere, per potere dare forza, sostanza, credibilità alle idee. Una risposta ad una domanda che non c'è può essere una frase senza significato. Così diventano nuovi, indimenticati, maestri tutti coloro che, con serietà, dedizione, capacità ed impegno operano nel settore.

I primi incarichi, inaspettati; tra i primi una direzione lavori; entrare in cantiere e capire che non è necessario dimostrare niente a nessuno, un cantiere è un'opera collettiva, in cui ciascuno presta il proprio contributo e le proprie competenze; capire che il vero sapere è il saper imparare da tutti, che la vera leadership è a volte quella capacità di suggerire le soluzioni lasciando ad altrui la soddisfazione di trovarle, in ogni caso la capacità empatica di saper creare spirito di gruppo - che qualche cliente forse ha confuso per debolezza, non capendo che è in questo spirito la vera forza di un cantiere; la stessa forza che ha saputo costruire le cattedrali e che oggi, venendo a mancare, non sa più costruire che opere imperfette. Se in vent'anni di direzione lavori non ho mai avuto una contestazione lo devo, anche, a tutti coloro che in cantiere hanno fatto più del loro semplice dovere.

Poi la prima crisi del settore edile, negli anni novanta, ma non profonda; il telefono non squilla più insistentemente ma si lavora, i cantieri non si fermano...poi l'euforia, con un mercato “drogato” da tassi di interesse bassissimi e mutui concessi con molta facilità; i prezzi volano, e gli appartamenti divengono sempre più piccoli; la spinta speculativa fa avanzare sul mercato piccole imprese sempre meno qualificate, l'edilizia è una specie di Eldorado, ma per il progettista è invece guerra di trincea, a difesa di una qualità dell'abitare, del diritto ad una casa dignitosa. E' difesa del proprio ruolo che è un servizio, perché il fare Architettura – che si tratti di un semplice appartamento o di un grande complesso – è un servizio che si rende alle persone ed un atto di amore che si compie per il nostro pianeta; diversamente è abuso, anche se legittimato da tutti i regolarissimi permessi....

E poi la crisi attuale. Forse non è nemmeno corretto chiamarla crisi perché, sembra oramai evidente, niente potrà tornare ad essere come prima. Gli assetti planetari stanno mutando. Mi sgomentano non i tempi che ci attendono, ma come essi sono attesi. Quando un bosco brucia, grande è la devastazione, ma proprio quel grande calore permette il germogliare di semi e spore addormentate da millenni. Già una volta l'Europa ha bruciato, e sono stati tempi terribili. Accomuna i nostri giorni con quei tempi terribili il degrado a tutti i livelli, il sonno delle coscienze, l'esaltazione della furbizia e la derisione dell'onestà, il millantare crediti umiliando la serietà dell'impegno, la prevalenza dell'inganno sul saper fare.

Per un Architetto vent'anni di professione non sono pochi, o forse sì; questi venti anni sono in ogni caso per me un punto di forza e di conferma che la serietà del momento rende così prezioso per continuare ad impegnare, ad investire, a credere, a costruire. Silvia Nanni, Architetto


Filosofia

"Oramai...gli architetti...sentono il bisogno di lasciare il proprio segno distintivo nel territorio. Un pò come il maschio del cane che ha la necessità di lasciare il proprio odore per marcare il suo ambito di influenza. Eppure mai come oggi ci sarebbe la necessità di non farsi notare. Di passare inosservati. La migliore costruzione o trasformazione edilizia ed urbanistica che si possa fare è quella che non dà nell'occhio, che non si fa notare, che non fa girare la testa perchè sembra che sia sempre stata lì" (Roberto Verdelli in Nikos A. Salìngaros "No alle Archistar" L.E.F. 2009)

idee sul Recupero dell'esistente

Filosofia del Recupero dell'esistente

Ante e Post

pensieri a scala urbana

idee di città

Esempi di progetti a scala urbana